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Distribuzione parallela dei farmaci: le aziende del settore chiedono regole più snelle

Drugs Industry

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L’Associazione importatori medicinali (Aim) chiede al Parlamento iniziative per semplificare la normativa, a partire da una chiara definizione di “medicinale importato”

Le aziende che si occupano di distribuzione parallela dei farmaci chiedono al Parlamento regole più snelle. Lo fanno attraverso un appello dell’Associazione importatori medicinali Italia (Aim).
“La distribuzione parallela del farmaco – ricorda una nota dell’associazione – è un’attività legale che prevede l’acquisto dello stesso farmaco commercializzato in Italia – totalmente identico per posologia, formulazione, effetti terapeutici e sicurezza d’uso – in un determinato Paese europeo e la distribuzione in Italia tramite farmacie e grossisti autorizzati e certificati, previa autorizzazione dell’Agenzia italiana del farmaco che verifica l’identicità del prodotto.

Regole diverse

“Le aziende del nostro Gruppo vogliono che il settore si affermi definitivamente come attività al servizio del Sistema Sanitario Nazionale.
Per questo motivo – spiega Gian Maria Morra, presidente dell’Aim – chiediamo una più chiara regolamentazione così che la distribuzione parallela possa contribuire, più di quanto fa già, alla sostenibilità del sistema sanitario. Norme maggiormente precise permetterebbero infatti di svolgere al meglio la nostra attività e di far ottenere benefici economici allo Stato come dimostrato dall’esempio di altri Paesi. Per sottolineare il ruolo positivo che la distribuzione parallela può avere – continua Morra – mi piace citare il caso del Belgio, dove l’import dei medicinali viene sfruttato in caso di carenza di farmaci:
i medici possono interfacciarsi direttamente con la farmacia per recuperare, all’interno della Comunità europea, il farmaco di cui ha bisogno per curare il paziente. Un servizio che si potrebbe realizzare anche in Italia anche con i farmaci orfani sempre all’interno di una chiara e definita regolamentazione”.

Vantaggi per il sistema

Secondo l’associazione servirebbero “una chiara di farmaco importato, una semplificazione delle procedure e un meccanismo di pagamento a scaglioni con un versamento di un claw back”. Misure che, secondo le stime citate da Aim, potrebbero liberare, nel prossimo triennio, risorse fino a 4,2 milioni
di euro a favore del Fondo sanitario nazionale.
“In questo modo – sottolinea l’associazione – l’Italia avvierebbe un processo virtuoso su modello di altri Paesi europei, come la Danimarca e la Germania, che hanno adottato una più chiara regolamentazione e che ha portato, nel caso della Germania ad ottenere – nel 2018 – risparmi diretti ed indiretti pari a 2.802 milioni di euro; mentre nel caso della Polonia dove la riorganizzazione legislativa è recente, i risparmi – in otto anni (2010-2018) – ammontano a 278 milioni”.

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